Pratomagno

Tappe: Gualdo – Consuma – Vallombrosa – Pratomagno

Tempo di percorrenza a cavallo: tra 6 e 8 ore

Dislivelli:
-         Gualdo 949 slm
-         Consuma 1046 slm
-         (Vallombrosa 958 slm)
-         Secchieta 1440 slm
-         Pratomagno 1562 slm

Si parte dal Gualdo prendendo il sentiero CAI 00 del crinale in direzione CONSUMA.

Nel centro del paese, di fronte alla chiesa si prende la Via Poggio Tesoro inizialmente asfaltata per poi divenire sterrata.

Passata la Croce di Ribono si arriva a un bivio dove parte uno stradello per arrivare a VALLOMBROSA oppure si prosegue diritto per arrivare in SECCHIETA.

Il nome Secchieta rimanda o alla conformazione fisica (simile ad una cupola spelacchiata), o da “seccheta” (per la mancanza di vegetazione arborea sulla cima del monte a causa dei forti e costanti venti), o ancora ad una “silva queta”. Nei pressi del rifugio omonimo si trova un cippo posto a memoria dei partigiani del 1944.

Vallombrosa è famosa per la sua secolare foresta e per l’abbazia dove vi è anche una antica farmacia con prodotti locali. La Congregazione dei Vallombrosani fu fondata da S. Giovanni Gualberto dei Visdomini nel 1015. L’attuale complesso abbaziale è il risultato di una serie di trasformazioni, ricostruzioni e aggiunte che si sono succedute a partire dall’XI sec. La comunità monastica è composta oggi da circa 15 membri.

La foresta di Vallombrosa è sottoposta al vincolo idrogeologico, nonché a tutela paesaggistica, per un’estensione di 1270 ettari interamente accorpati, è stata classificata Riserva Naturale Biogenetica, con lo scopo di conservare il patrimonio biogenetico delle cenosi forestali. Vallombrosa è ancora oggi sede delle esercitazioni pratiche per gli studenti che frequentano i corsi di scienze forestali della Facoltà di scienze agrarie e forestali dell’Università di Firenze.

In Secchieta c’è la possibilità di fermarsi al Ristorante Giuntini oppure proseguire passando sotto le pale a vento in direzione del PRATOMAGNO.

Il nome del massiccio montuoso del Pratomagno deriva dalle estese praterie di crinale che lo caratterizzano. Il territorio è stato abitato dall’uomo sin dalle epoche più remote. Le testimonianze dei primi insediamenti risalgono all’Età della Pietra. Ancora evidenti sono i segni lasciati dalla civiltà etrusca e dalla civiltà romana. Un ruolo determinante per lo sviluppo di queste civiltà fu svolto dall’antica strada dei Setteponti, che permise la diffusione degli insediamenti abitativi e commerciali. La strada provinciale Setteponti è la più antica e rappresentativa arteria del Pratomagno che collegava Arezzo fin quasi a Firenze, e la sua origine risale al periodo etrusco
Durante il Medioevo il Pratomagno subì a fasi alterne l’influenza aretina e fiorentina fino a quando l’intera area non divenne parte dei domini della famiglia dei Medici. Nella Seconda Guerra Mondiale il Pratomagno fu teatro delle azioni della Resistenza partigiana e allo stesso tempo di terribili eccidi e azioni di rappresaglia da parte dei tedeschi. Il Pratomagno ha conservato nel tempo un paesaggio quasi immutato, grazie ad una gestione intelligente delle sue risorse che ha impedito da una parte uno sfruttamento intenso e sconsiderato dall’altra il degrado e l’abbandono del territorio.

La meta finale è la famosa e imponente Croce in ferro, eretta alla fine degli anni ‘20. In zona si trova un rifugio attrezzato per la sosta.