Tesori del Casentino

Tappe: Gualdo – Lierna – La Casina – Gualdo

1° Tappa Gualdo 950 mt – Lierna 600 mt Km 34,50

Castel San Niccolò

Durante il Medio Evo la rocca di San Niccolò costituiva lo spartiacque strategico tra le confinanti Repubbliche di Arezzo e Firenze.Oggi i resti dell’antico castello costituiscono semplicemente l’emblema di una comunità che si è sviluppata ai suoi piedi o nelle campagne vicine, rubando spazi ai boschi o alle selve che corrono verso il Pratomagno.

Pressoché equidistante dal capoluogo di provincia (Arezzo) e da quello di Regione (Firenze), oggi vive di artigianato e di agricoltura ma per il suo futuro confida nel turismo:qui la natura, combinandosi con l’arte e la storia,offre costantemente inedite espressioni.

Castello di Romena

La presenza del castello è attestata almeno dal 1008,quando era sotto la signoria del conte Guido Alberto dei marchesi di Spoleto e divenne una delle più importanti fortezze e una delle sedi principali della famiglia comitale dei Guidi, un ramo della quale si chiamò appunto da Romena.Posto sopra un poggio a 621 metri di altitudine, in posizione dominante sia sul paese di Pratovecchio che della vallata, il castello di Romena era al centro del Casentino storicamente inteso.

Poppi 

Il castello di Poppi è il monumento principale del Casentino. Al contrario di tutti gli altri castelli ed architetture medievali della zona non è stato rovinato dal tempo e dagli uomini essendo sempre stato usato come residenza del potere politico o amministrativo locale, infatti ancora oggi vi ha sede il Comune di Poppi.

Fin dalle sue origini la storia del castello è strettamente legata a quella della più grande famiglia feudale del Casentino che mise Poppi al centro delle sue grandi proprietà ed abitò questo maniero per quasi quattrocento anni.

Pieve di Romena

La Pieve di San Pietro che rappresenta un esempio di architettura romanica fra i più notevoli dell’intero territorio.Dedicata a S. Pietro Apostolo si trova sulla Via Maior, eretta su un primitivo edificio sacro etrusco e romano. L’impianto romanico attuale risale al periodo della costruzione avvenuta intorno al 1152.Sul lato sinistro si trova un campanile quadrangolare più antico della chiesa stessa.

Alcuni saggi esplorativi condotti nel 1970 in occasione del rifacimento del pavimento, hanno messo in evidenza i resti in pietra calcarea di una chiesa più antica sottostante, ai quali si può accedere scendendo una scala situata nella navata di destra.

2° Tappa Lierna 600 mt – La Casina 900 mt Km 39

Camaldoli

Il paese di Camaldoli nacque intorno al Monastero fondato dal monaco ravennate San Romualdo (952 – 1027) per ospitare alcuni monaci  provenienti dall’ordine benedettino. Nel monastero si trova la foresteria, la grande sala capitolare, l’antica farmacia o laboratorio galenico, in cui i monaci lavoravano spezie e piante medicinali per curare i malati dell’antico ospitale”.

L’attuale farmacia, con i pregiati mobili in noce, risale al 1543. Nella chiesa in stile barocco si trovano opere del Vasari. Divenne nel Rinascimento un importante centro culturale e dopo il 1520 si attivò al proprio interno anche una tipografia.

L’Eremo di Camaldoli

Nato poco dopo la fondazione del monastero per ospitare i monaci desiderosi di abbandonare totalmente la vita comunitaria per la clausura in mezzo alla foresta, dove si può ammirare la cella di San Romualdo.

Oggi l’eremo di Camaldoli è uno dei due polmoni con cui respira la comunità monastica ivi presente: a poca distanza l’uno dall’altro sorgono infatti il monastero e l’eremo, i cui monaci appartengono alla stessa comunità, vivono la stessa regola, ma seguono stili di vita in parte diversi, dando maggior spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso l’eremo. I monaci che vivono all’eremo sono attualmente diciotto.

La Valle dell’Oia

Il versante meridionale del massiccio Falco-Falterona è certamente tra gli ambienti più interessanti del Parco, con le grandi foreste di faggi, abeti bianchi e castagni della Valle dell’Oia. Territori talmente selvaggi ed inaccessibili che, durante l’ultima guerra, servirono da rifugio per i coraggiosi giovani che resistettero agli invasori nazisti ed ai loro complici italiani. Ed è proprio nella Casa Oia, oggi rifugio e bivacco per gli escursionisti, che si svolse uno degli episodi più tragici della lotta partigiana in Casentino.

3° Tappa La Casina 900 mt – Gualdo 950 mt Km 29,5

Capo d’Arno (1372 mt)

Alla sorgente è apposto una lapide con i versi che Dante ha dedicato al fiume Arno nella Divina Commedia.

E’ un luogo carico di suggestione, dalla roccia sgorga un piccolo zampillo d’acqua che chilometri più a valle, dopo aver raccolto altre acque diventa il maestoso fiume che disseta Firenze e bagna le più belle città della Toscana.

Monte Acuto (1480 mt)

è uno splendido terreno di gioco per l’alpinismo invernale e il cascatismo, in un ambiente davvero stupendo, incorniciato nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. D’inverno, la parete Nord del Monte Acuto presenta spesso una caratteristica suddivisione in due fasce, con la parte alta imbiancata come se avesse nevicato da poco: è la galaverna, la nebbia che si attacca agli alberi e alle cose congelandosi, e di giorno si stacca e cade a terra per riformarsi poi la notte, creando un soffice manto simile a neve fresca.discesa in direzione crocicchie, con strapiombi di oltre 100 metri un panorama mozzafiato,forse il percorso più affascinante del parco versante toscano.

Il Lago degli Idoli (1368 mt)

si tratta di uno piccolo specchio d’acqua, nato alla confluenza di due movimenti franosi ed alimentato da una sorgente oggi completamente scomparsa.Il piccolo lago, prosciugato nell’anno 1838 per effettuare gli scavi archeologici, ha restituito una stipe votiva che può essere considerata la più ricca di reperti mai scoperta.

Nel Lago, i Rasenna -questo il nome che si erano dati gli antichi abitanti della Toscana-gettavano i loro oboli e le loro statuette votive per ingraziarsi gli dei durante i loro lunghi viaggi in direzione della Pianura Padana. Si poteva trattare di eserciti che si muovevano per scopi militari, di mercanti che provenivano dall’Etruria centro meridionale oppure di semplici pastori che in estate portavano le loro greggi verso le alture.Gli oggetti etruschi più rappresentativi della stipe erano i bronzetti a figura umana (oltre 600).